Siamo immersi nel verde intenso delle colline della Val d’Orcia. Un posto da cartolina, semplicemente meraviglioso. Lo sguardo si perde all’orizzonte, lungo quella fila di cipressi che corre sul dorso della collina. È lì che siamo diretti.

Il Castello Romitorio è stato acquistato da Sandro Chia nel 1984. L’artista, massimo esponente della Transavanguardia Italiana, in quel periodo era all’apice del suo successo. Era appena rientrato da New York quando decise di investire su un luogo decadente e abbandonato circondato da un bosco di lecci in un eremo della Toscana.

IL VINO, POESIA DELLA TERRA

I primi vigneti sono stati impiantati quello stesso anno a una altezza di ben 480mt s.l.m. una sfida che oggi ci regala un gran vino, un  Brunello di Montalcino che è anche un vanto e un’eccellenza italiana.
Bere un vino del Romitorio è un’esperienza estetica che inizia con la vista. Particolarità del prodotto sono le etichette d’autore. Chia è stato il primo a decorare le vesti delle sue bottiglie con i propri disegni, così che ogni vino ha non solo un nome ma un proprio carattere che è definito a partire dall’etichetta.

Un amore per l’arte il suo che è fatto di devozione, la stessa che evidentemente è stata profusa in questa grande impresa. E proprio questo culto per l’arte, oltre che per la terra, è ciò che si respira arrivando finalmente al Castello.

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IL CASTELLO ROMITORIO

Imboccata la tipica strada costeggiata di cipressi, come ogni cartolina della Toscana pretende, si arriva in uno spiazzo in cui poter parcheggiare. Una volta scesi dall’auto, ancora estasiati per il tragitto tra le vigne, la sensazione è quella di trovarsi in un luogo ameno, bucolico, popolato da presenze estranee. L’atmosfera è fiabesca, surreale.

Quello che colpisce da subito è l’essere accolti dalle innumerevoli statue che sono sparse un po’ ovunque: figure umane sdraiate e in piedi, sedute, con la testa fra le mani. Animali che ti osservano dall’alto di un tetto, santini, Madonne e signore al bagno. Un museo a cielo aperto che ha qualcosa di fatato, inspiegabile.

L’arte qui si respira ovunque. Non fai in tempo a sederti a tavola e godere del vino più buono del mondo (la Riserva del 2004 ha vinto effettivamente il titolo, non lo dico per enfatizzare), che già sei saturo di stimoli ed emozioni.

Il Castello è stato anche un convento e  al suo esterno ospita una piccola cappella.All’interno della dimora, affreschi Trecenteschi e opere di Pop Art. E poi statue, sculture ovunque, anche in piscina. Statue che ti accompagnano, ti sorvegliano, ti benedicono. Come quelle che soggiornano in cantina, rendendo anche questa un museo. Opere d’arte che hanno un’anima e custodiscono tanta ricchezza.

Anche la sala per le degustazioni non è da meno: poltrone comode e colorate, libri, disegni, pitture e poi ancora sculture, all’infinito.Un pasto semplice fatto di cibo genuino cucinato dalla signora del paese – che di meglio non ce n’è – accompagnato dall’olio, altra produzione locale e soprattutto dai vini, ovvio.

E’ Daniele a guidare la degustazione. Lo fa in maniera informale eppure inappuntabile, con la competenza e l’affabilità di chi sa stare con la gente. Daniele ti spiega tutto: cosa stai bevendo, qual’è la peculiarità di quel vino, a cosa accompagnarlo e perché.

Un’esperienza per tutti coloro che amano le cose belle quella da fare al Castello Romitorio a Montalcino. Un viaggio nel tempo, nell’arte, tra i profumi e i sapori di una terra fertile e generosa, la terra Toscana.
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dinner 728 x 90